"Il teatro è quel tempo sospeso fra la vita e la morte, dal quale qualcuno si rivolge a qualcuno di molto caro. Si volta. Si rivolge, gira indietro lo sguardo. Rivolgersi. Girarsi indietro, rivolgere gli occhi, lo sguardo a qualcuno. Indirizzare. Certo un verbo che ci riguarda da vicino. Gli attori si rivolgono a un pubblico presente da un guado, un luogo di passaggio. E in quell'atto, fra quei due mondi, frappongono il proprio corpo intenso, corpo che vibra, corpo denso di vita. Densità che si oppone alla morte. Questa immagine lontana e vivida sta in un luogo in cui sogni, ricordi ed esperienze sfuocano gli uni negli altri. "

• Isadora Angelini, “Rivolgersi” in Tempo, I Quaderni del Libero Gruppo

"Ascolto, poi parlo.
Vedo, poi scrivo.
Percepisco e danzo.
L'artista è uno specchio in cui l'essere si vede.
Ma cosa vede l'artista?
Te, te, te. L'essere umano.
Non la folla, vede tutti gli esseri umani, sente gli esseri umani e con questo lavora.
Nella formazione l'artista porta i suoi strumenti, quindi quello che ha fatto, non viene a fare una cosa sugli altri, porta i suoi attrezzi, ognuno si è preparato, anche voi, anche gli spettatori.
L'artista porta con sé la sua esperienza, quello che ha imparato e poi ascolta.
Quello che succede è un gioco che si fa con chi c'è. Ci prepariamo tutti quanti, ma non è che mi preparo la lezione e la faccio e chi c'è c'è. No, ci prepariamo per giocare e quando siamo insieme giochiamo. Ascoltare è importantissimo, sia per un artista sia per un insegnante. Non solo è interessante per me andare in una sala teatrale con dei ragazzi pensando di ascoltare quello che viene fuori da loro. Normalmente una delle prime cose che chiediamo è di presentarsi, perché ci interessa vedere, ascoltare, esser sorpresi assolutamente da quello che ci viene raccontato. Ma ancor di più quando s'insegna s'impara moltissimo, perché sei in una sala piena di specchi, perché quello che si vede quando siamo insieme in cerchio è molto di più di quello che si vede da soli davanti al proprio specchio. Spesso i nostri ragazzi ci hanno detto che non li avevano mai ascoltati e questo me lo ricordo anch'io ed è bruttissimo. Penso che una cosa importante nella relazione con i ragazzi attraverso l'arte è porre loro come degli allievi che diventeranno forse degli artisti, ma in quel momento giocano ad essere artisti e quindi noi li trattiamo come dei giovani artisti, come delle geme grezze, magari diventeranno architetti, cantanti lirici, sceneggiatori di fumetti, cose molto lontane, ma sono molto contento di aver fatto parte del loro percorso. Penso sia interessante e mi riempie di gioia insegnare ai ragazzi, dirò di più, a volte mi dico che mediamente quello che dicono gli adulti mi interessa poco, quello che dicono i ragazzi e anche i bambini mi interessa molto forse perché è ancora molto più ricco di fantasia, molto più ricco di aspettativa, molto più ricco di sorpresa e possibilità."

• Luca Serrani, intervento in Come Spine come nuvole